Scuola Diocesana di Formazione Teologica

della Diocesi di Adria - Rovigo

RIFLESSIONI

Vado di fretta, sono in ritardo, vedo di sfuggita un avviso della Scuola di Teologia che comunica l’inizio dei corsi; mi fermo per leggerlo e mi accorgo che i corsi sono già iniziati da una settimana.

Decido di fare una foto dell’avviso che contiene anche un recapito telefonico, ripromettendomi di pensarci con calma una volta a casa.

In realtà non ci sarà nessuna calma riflessione, ma una decisione impulsiva a seguito della quale mi trovo iscritta ad una scuola di teologia.

Ascolto con interesse le motivazioni dei mei compagni di corso, ma mi rendo conto che nessuna di queste mi appartiene; tutto ciò mi porta a chiedere:

“Cosa ci faccio io qui?”.

Comunque i corsi sono interessanti, mi arricchiscono di conoscenze e decido di seguirli.

La mia era una fede ricevuta dalla famiglia, basata su esperienze familiari, che però aveva il sapore di una fede “trasmessa”, non scelta. Qualcuno la chiama fede fragile, che viene ben spiegata nell’episodio dei discepoli con Gesù nella barca: “Perché avete paura, uomini di poca fede?”. I discepoli hanno avuto fede, si sono affidati a Dio nella barca, la loro fede era stata sufficiente per salire, ma non era stata sufficiente per affrontare la tempesta.

Una fede intaccata dalla “modernità” che aveva dichiarato la religione una “questione privata” una luce soggettiva che non poteva porsi agli altri come luce comune; contaminata dal dubbio, lentamente insinuato da una società che porta alla ribalta un uomo capace di produrre certezze su sé stesso, come soggetto pensante e dubitante.

Il corso di Teologia Fondamentale, sarà lo spartiacque che separerà il “prima” dal “dopo”, partendo da una iniziativa originale del Cardinal Martini: la “Cattedra dei non credenti”.

Una intuizione provocatoria che tentava di creare occasioni per favorire l’ascolto reciproco tra credenti e non credenti, per innescare un percorso interiore fatto di interrogazioni che il credente fa a sé stesso sulla conoscenza di Dio che possiede a partire dalla sua fede. Ma anche le domande che il non credente può fare a sé stesso sulla sua coscienza del suo non credere.

L’ipotesi di partenza, tutta da verificare: la coscienza di ciascuno è abitata da due voci contrapposte, la prima che induce a credere, mentre la seconda induce a non credere, la cattedra avrebbe perciò il valore di dare spazio ad un dialogo interiore che altrimenti rischia di essere soffocato.  

La “Cattedra” modifica il pensare fede e non fede come uno stato, una condizione stabile, una scelta fatta una volta per sempre, ma invita a pensare la fede come un processo, un dinamismo in costante evoluzione; inoltre credente o non credente non sono solo realtà esterne, ma istanze interne ad ognuno di noi. Ciò che le accomuna, il punto di convergenza risulta essere la condizione di dubbio.

Ecco che il dubbio diventa condizione per apprendere, cambiando l’idea trasmessa, anche con l’educazione religiosa, in base alla quale dubitare è qualcosa di disdicevole che il credente autentico non dovrebbe fare, tutto ciò ha però l’effetto di paralizzare il dialogo e soffocare i dubbi dentro di sé.

Rimango colpita, è come se qualcuno avesse fatto una foto, una istantanea della mia fede e l’avesse messa davanti ai miei occhi, dimostrandosi in grado di toccarmi in profondità.

Inizia così un lento percorso interiore di riflessione che trasforma il dubbio in ricerca e attiva il desiderio di inaugurare nuovi percorsi come:

  • una conoscenza più approfondita della mia fede;
  • una coscienza cristiana formata.

Un percorso intimo, non facile, tutt’ora in corso.

Comprendo che sbagliavo quando consideravo la mia fede semplicemente “trasmessa”, in quanto se privata di una educazione religiosa ricevuta in famiglia, di una formazione cristiana recepita all’interno di una comunità, animata da testimoni, nessuna fede sarebbe potuta sorgere e probabilmente neppure mantenersi.

Intuisco che, paradossalmente, proprio all’interno di un mondo secolarizzato mi era stato offerto uno spazio nel quale attivare quella che viene chiamata OPZIONE DEL CREDERE. Una opzione che io, inconsapevolmente, avevo già attivato tanto tempo fa: un percorso religioso frutto di una scelta personale.

 

Maria Luisa Borsetto.

Ultimo aggiornamento: 16/06/2025 16:43 - Articolo visualizzato 88 volte - Autore: AMMINISTRATORE