Racconti dalla scuola
L’essere umano, fin dalle sue origini, si è distinto per la costante ricerca del sacro. In ogni civiltà, in ogni epoca, l’uomo ha cercato un significato più grande della propria esistenza. Anche nel cuore della modernità secolarizzata, in cui Dio sembra dimenticato, riaffiora una domanda antica e sempre nuova: perché l’uomo ha bisogno del sacro? Perché l’essere umano non si accontenta del visibile, del calcolabile, dell’utile. L’uomo ha bisogno del sacro perché è stato creato con una struttura interiore orientata alla trascendenza.
Nell’orizzonte cristiano, il sacro ha un volto, è il Dio vivente che si rivela, cerca, ama, fino a condividere l’umana condizione in Cristo. Dio ha messo nel cuore dell’uomo il desiderio di una sete di infinito che nulla di terreno potrà mai colmare. L’uomo ha bisogno del sacro perché è fatto per l’incontro con il Tu assoluto. Anche chi si dichiara ateo o indifferente, sente dentro di sé una sete profonda di bellezza, di giustizia e verità.
Il sacro è quel linguaggio interiore che ci permette di dire che in ogni persona c’è un’impronta divina che la rende unica e irripetibile. L’uomo non si possiede da sé, ma si riceve e si dona, in un dinamismo di amore che ha la sua origine e il suo compimento in Dio. In questo senso, il bisogno del sacro è bisogno di un senso che non possiamo darci da soli, di una verità che ci precede e ci sostiene. Papa Benedetto XVI ha parlato spesso della “desertificazione spirituale” del nostro tempo. Ma il deserto, diceva, è anche il luogo in cui si può tornare a sentire la sete. E forse proprio oggi, emerge di nuovo il bisogno del silenzio, dell’essenziale: bisogno di Dio. L’essere umano, trova nella fede cristiana non solo una risposta alle sue domande più profonde, ma anche una via di pienezza, riconciliazione e comunione.
Comprendere l’essere umano come portatore del sacro e come essere relazionale rappresenta un invito a rimettere Dio e l’altro al centro, per costruire un’umanità più vera, capace di ascolto, di fraternità e di trascendenza. Si ha bisogno del sacro perché senza Dio, senza una tensione alla verità non sappiamo più chi siamo. La sete del divino rappresenta, pertanto, la traccia più profonda della nostra umanità. Non siamo fatti per il caso ma per l’incontro, per la bellezza, per l’infinito. Oggi più che mai, in una società sempre più complessa e in rapido cambiamento, iscriversi ad una Scuola di Teologia è una scelta di vita capace di restituire al sacro il suo spazio vitale, non per fuggire dalla realtà, ma per abitarla con uno sguardo nuovo, capace di vedere nell’umano il riflesso del divino.
La teologia non si rinchiude in un’aula: entra nel dibattito culturale, sociale ed etico del nostro tempo. Studiare teologia, pertanto, significa formarsi per un dialogo costruttivo con il mondo moderno, senza rinunciare alla profondità spirituale. La teologia non indottrina: interroga, analizza, mette in discussione, cerca di comprendere perché si “crede”. È una disciplina che educa al pensiero critico, al confronto con le fonti, al rigore logico e al discernimento morale. Strumenti preziosi non solo per la vita spirituale, ma anche per vivere pienamente e consapevolmente le relazioni interpersonali.
La teologia aiuta a superare visioni superficiali, abitudinarie, offrendo una visione integrata tra fede e ragione. È un cammino che trasforma interiormente, perché invita a interrogarsi in profondità su Dio, sull’uomo e sul senso dell’esistenza. Iscriversi alla scuola rodigina non è solo una scelta per “addetti ai lavori” ma una seria opportunità per chiunque voglia affrontare le grandi domande della vita con coraggio, preparazione e apertura d’animo. È un percorso che arricchisce l’intelletto, illumina la coscienza e riscalda il cuore. In un tempo segnato da incertezze, la teologia offre una bussola per orientarsi con fede e responsabilità.
Paolo Cecco