Scuola Diocesana di Formazione Teologica

della Diocesi di Adria - Rovigo

Racconti dalla scuola

Scoprire i fondamenti della fede per comprenderla

Ho cominciato la Scuola diocesana di formazione teologica nell’ottobre del 2020, in pieno periodo Covid. Dopo mesi di chiusure avevo voglia, e forse anche bisogno, di “buttarmi” in qualcosa di nuovo. Avevo sentito parlare della scuola di teologia perché mio papà l’aveva frequentata per un periodo, e ragionandoci sembrava fattibile anche per me frequentarla, dato che avevo da poco finito gli studi e non avevo ancora un impiego. È stata un’esperienza certamente arricchente e impegnativa (qualche mese dopo l’inizio dei corsi è cominciato il mio impegno presso l’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi, dove tuttora lavoro), ma che mi ha permesso di crescere e di conoscere molti aspetti della fede cristiana. Prima di questa occasione formativa, come tanti giovani delle nostre parrocchie, avevo partecipato alle attività in parrocchia e stavo ancora animando gruppi di ragazzi più piccoli. C’erano state sì occasioni di approfondimento su tematiche importanti, ma mai così esplicitamente formative e dirette, con i contenuti suddivisi in discipline: ho toccato con mano che la fede, oltre a crederla con il cuore, era possibile comprenderla con la mente, anche se non in maniera completa. E questo è stato affascinante: la religione si può studiare, e forse in alcuni casi anche si deve, perché comprendere il fondamento di ciò che si professa aiuta ad andare oltre pregiudizi e preconcetti. Spesso anche noi credenti percepiamo la Chiesa e alcune sue “regole” — soprattutto in alcune tematiche — come troppo rigide, ma approfondendo la radice di alcuni aspetti che possono infastidire, viene più facile comprenderne la ragione: studiare la religione è utile per non fermarsi alla superficie. Un ruolo molto importante in questo percorso, che si è concluso ufficialmente lo scorso 13 giugno con la consegna del diploma, l’hanno avuto anche i miei compagni di avventura. Siamo stati un gruppo unito, anche se non sempre uguale, perché negli anni qualcuno ha lasciato e qualcun altro si è aggiunto, ma sicuramente un gruppo che ha sempre cercato di sostenersi e di condividere anche la fatica e la preoccupazione. Ricordo i momenti prima degli esami, quando si cercava di confrontarsi sugli argomenti più ostici, facendosi coraggio a vicenda e sperando che il professore non li avrebbe chiesti a nessuno. Momenti certamente di trepidazione e non poca ansia, nei quali però non sono mai mancati sorrisi e parole gentili, perché, pur non conoscendoci molto bene e pur avendo età, storie e percorsi di vita molto differenti, abbiamo imparato a volerci bene e ad apprezzarci l’un l’altro. Ad unirci era la fede, perché, indipendentemente da quello che avessimo fatto prima nella vita, eravamo lì insieme per scoprire, approfondire e conoscere. Abbiamo scelto di dedicarci anche del tempo oltre le lezioni alla scuola, semplicemente per stare insieme, con i nostri pranzi di fine anno.

Ora che il percorso si è concluso, posso dire di essere contenta di essermi “buttata” all’inizio, perché sono cresciuta molto umanamente, professionalmente e nella fede. Perché è stata la prima esperienza di fede adulta, fuori dalla comfort zone della parrocchia. Perché la fede è una cosa seria e bella, come la vita.

Ultimo aggiornamento: 10/10/2025 12:02 - Articolo visualizzato 100 volte - Autore: Maria Sicchiero