«L’obiettivo non è diventare teologi, ma mettersi in cammino e ascoltarsi»
«Quando ero bambino parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto adulto ciò che era da bambino l’ho abbandonato» (1Cor 13,11). È questa la frase della lettera ai Corinzi
che si legge nel volantino di presentazione della Scuola diocesana di formazione teologica. In questi anni mi sono chiesta più volte quale fosse il legame tra l’espressione scelta e il percorso di studi proposto nella Scuola. Non so se interpreto correttamente il pensiero di chi l’ha voluta mettere in evidenza, ma mi sembra di poter dire che forse troppo spesso releghiamo l’ambito della conoscenza e della scoperta, al periodo dell’infanzia e della giovinezza: è da piccoli che si va a scuola, che si impara, poi basta, non serve più o non ne siamo più in grado. Ma siamo sicuri che sia proprio così?
La Scuola diocesana di formazione teologica vuole rispondere di no, fornendo agli adulti la possibilità di migliorare la propria conoscenza delle discipline teologiche nella consapevolezza che, indipendentemente dal proprio credo, studiare teologia apra la mente alle grandi domande di senso avvicinando l’uomo a Dio e Dio all’uomo.
E posso confermare che è davvero così. Ho iniziato questo percorso, che ormai si va concludendo, quasi tre anni fa perché volevo capire di più della fede che vivo, mi sentivo un po’ ignorante, e ho cominciato con una certa curiosità. Nel percorso ho trovato accanto a me gli stessi dubbi e le stesse curiosità di persone pur così diverse. Non ci siamo scelti, come in ogni famiglia che si rispetti, ci siamo ritrovati a condividere un cammino e ci siamo scoperti più simili di quello che mai avremmo potuto pensare. È stato un percorso personale perché ognuno l’ha vissuto in base alla propria storia e alle proprie possibilità, ma è stato anche un percorso di gruppo perché ci siamo sostenuti e accompagnati, nei momenti belli in quelli più complicati.
È una scuola di vita nel senso vero del termine perchè lì la vita emerge: in un dubbio chiarito, in una domanda che nasce nuova, in un concetto capito insieme, nella fatica dello studio. Già, la fatica non manca,
ma ancora una volta diviene opportunità di crescita spirituale e mentale.
Nel corso del triennio si frequentano diciotto corsi (a cui vanno aggiunte le proposte di seminari) che spaziano in tutto l’arco delle discipline teologiche e regalano quel pizzico in più che dà sapore: l’obiettivo non è uscire teologi, ma mettersi in cammino, interrogarsi, ascoltarsi e ascoltare per essere cristiani sempre più consapevoli.
Frequentare la scuola diocesana di formazione teologica oggi, significa anche abitare un respiro più ampio di Chiesa: la scuola, infatti, è pienamente inserita nel processo di Casa della diocesi. Senza dimenticare i momenti conviviali in cui non di rado parte la “gara” a chi ha capito di meno e lo scambio dei metodi più disparati per ricordare meglio. Insomma, le carte in regola per un buon percorso ci sono tutte, non resta che buttarsi. Non tutto quello che è per bambini è solo da bambini: la conoscenza e la bellezza, se ci crediamo,
ci accompagnano per tutta la vita ed è prezioso riscoprirle insieme