I segni e i gesti necessari alla catechesi - La testimonianza di Maristella
42° Convegno Diocesano dei catechisti
I segni e i gesti necessari alla catechesi
La testimonianza di Maristella
Operavo in parrocchia nel “doposcuola Caritas”, quando 2 anni fa mi è stato proposto di fare catechismo. Ho accettato con entusiasmo, ma subito dopo… panico e mille dubbi. Acquisto un volume della CEI sugli “Orientamenti per l’annuncio e la Catechesi in Italia” che all’art.78 cita: “il catechista è consacrato e inviato da Cristo” per mezzo della Chiesa ed in virtù del mandato che il Vescovo conferisce. Nel dire “ SI” i catechisti aprono la vita ad una particolare esperienza di grazia che vivifica e sostiene il loro servizio educativo; ma subito dopo si parla della formazione dei catechisti! Avevo visto in chiesa l’Annuario della Scuola Diocesana di formazione teologica, che citava la 1° lettera di Pietro 3, 15“Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”, parole che toccano ma il vero motivo che mi ha spinta a decidere di frequentare la scuola, di dedicarvi tempo, impegno, di fare tanti chilometri, è stata la “ paura” di non saper dare le risposte giuste a bambini e ragazzi che sono sempre più svegli, curiosi, a volte impertinenti, ma che meritano di incontrare la “ gioia della verità” (Veritatis Gaudium), come dice Papa Francesco: “La verità, infatti, non è un’idea astratta, ma è Gesù, il Verbo di Dio, in cui è la Vita, che è la Luce degli uomini, il Figlio di Dio che è insieme il figlio dell’uomo.” E’ vero che ci viene chiesto di trasmettere “la Storia della Salvezza” e “la Divina Rivelazione Evangelica” non più per imposizione, ma per attrazione; ma come?
Sentivo quindi il bisogno di approfondire la conoscenza sulle fondamenta della mia fede e qui in questa scuola ho potuto incontrare docenti straordinari, che guidano il nostro discernimento, fra argomenti che spaziano dalla “Storia della Chiesa” alla “Filosofia”, dalla “Teologia Spirituale” allo studio sistematico del “Vecchio (o Primo) e Nuovo Testamento”, da “Teologia Pastorale “ a “Liturgia” a “Cristologia”.
Tutte queste riflessioni, spiegazioni, comunicazioni del cuore della fede, mi trasmettono, giorno dopo giorno, il coraggio di affrontare l’impegno, non di FARE, ma di ESSERE catechista e di vivere questa esperienza come un “dono” che richiede di essere coltivato con responsabilità spirituale e pastorale. Rovigo, 15 settembre 2018
Maristella Ferrari